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Monte Sant’Angelo e il Santuario di San Michele

Monte Sant’Angelo è un borgo situato nella parte sud del Gargano, a circa 800 metri di quota, nota sopratutto per il Santuario di San Michele Arcangelo, patrimonio Unesco.
Oltre al santuario è degno di nota anche il quartiere medioevale rione Junno, con i vicoli strettissimi e le bianche case a schiera, con tetto a spiovente.  Monte Sant’Angelo è  uno dei borghi che hanno custodito meglio la cultura tipica garganica.


Il Santuario di Monte Sant’Angelo, nel centro storico cittadino, è un luogo di culto antichissimo.
Nei Secoli sono tantissimi i pellegrini che si sono recati in visita, tra questi numerosi Papi e sovrani.

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L’insieme fa parte del sito seriale “The Longobards in Italy, Places of Power, 568 – 774 A.D.”, iscritto alla Lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco nel giugno 2011.
Al santuario sono legate diverse apparizioni dell’arcangelo Michele, la prima è quella datata 490, quando Elvio Emanuele, un ricco signore del Gargano,  ritrovò dentro una caverna inaccessibile un toro della sua mandria, precedentemente perduto. Tento allora di ucciderlo, ma la freccia tornò indietro, ferendo Elvio, che si recò da Lorenzo Maiorano, santo vescovo di Siponto, per raccontare l’accaduto. Dopo averlo ascoltato, il vescovo indisse tre giorni di preghiera e di penitenza al termine dei quali san Michele Arcangelo gli apparve in sogno per chiedergli di dedicare la caverna al culto cristiano, cosa che avvenne il 29 settembre 493, dopo altre 2 apparizioni. Una quarta apparizione ci fu nel 1656 quando la città di Monte Sant’Angelo sconfisse la peste.
Il Pellegrinaggio verso il Santuario, diffuso da molti secoli,  è molto frequente da Vieste, da tempo immemore i fedeli ogni fine settembre si incamminano da Vieste a piedi per raggiungere, attraverso la foresta umbra, il santuario micaelico la mattina del 29 settembre. Altri gruppi partono invece da San Marco in Lamis e da Manfredonia. La tradizione vuole che San Michele apparire sul Gargano anche in un altra grotta, nei pressi del lago di Varano.
San Michele, venerato anche tra gli ebrei e i musulmani, è il simbolo della lotta del bene contro il male.
Alcuni storici hanno trovato delle forti analogie tra la figura Cristiana di San Michele e quella pagana di Eracle / Ercole, mito legato alla pastorizia e alla transumanza.
La figura di Ercole ha a sua volta molti punti in comune con la semidivinità silvestre del gigante Gargan, venerato dai celti.
A testimoniare la centralità della figura di San Michele Arcangelo c’è il fatto che i Longobardi, insediatesi nella zona e poi convertitesi al Cristianesimo, hanno identificato nell’Arcangelo una delle loro principali divinità: il dio Thor.
Queste leggende mettono in luce alcuni aspetti di questa terra e dei suoi rapporti profondi con il mare, con la natura ed influenzata da molte culture (greco-romana, bizantina, longobarda).

Il Santuario di San Michele Arcangelo

Il Santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo è un luogo di grande importanza storica ed emotiva per tutti i pellegrini devoti a San Michele. La basilica è composta da un livello superiore e uno inferiore. Il livello superiore include il portale romanico e il campanile, mentre il livello inferiore invece include la grotta, che si può raggiungere direttamente tramite la scalinata angioina, un museo devozionale e delle cripte.
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La costruzione del campanile, eretto da Carlo I d’Angiò come ringraziamento a San Michele per la conquista dell’Italia meridionale, ha avuto inizio nel 1274. La torre, progettata dall’architetto Giordano, è a forma ottagonale secondo lo schema delle torri di Castel del Monte e fu completata nel 1282 con un’altezza originaria di 40 metri. Tuttavia, in seguito fu ridotta agli attuali 27 metri, probabilmente a causa di un fulmine o per collocarvi più agevolmente le campane. Il campanile è diviso in quattro piani con arcate cieche a tutto sesto, con cornici variamente ornate. All’interno sono state ricavate tre celle a cupola e un’ultima cella con costoloni ad arco acuto. All’ultimo piano ci sono 5 campane che si affacciano da quattro aperture ad arco, la più grande delle quali, la sesta, risale all’anno 1666. Passando accanto al campanile, si entra in un ampio piazzale chiamato “Atrio superiore” e delimitato da un colonnato con inferriate. Il prospetto dell’ingresso risale al 1865 ed è costituito da due arcate a sesto acuto, sormontate da un frontone triangolare ornato di fregi. Al centro, in alto, tra due piccoli rosoni, c’è un’edicola con la statua di San Michele Arcangelo. L’ingresso di sinistra è impreziosito da una porta di bronzo istoriata con pannelli che riportano tutta la storia del Santuario, dalle origini fino al pellegrinaggio di Giovanni Paolo II avvenuto nel 1987. In alto, in corrispondenza delle porte, ci sono due lapidi rettangolari, una delle quali reca incisa un’iscrizione con le parole pronunciate dall’Arcangelo nella terza apparizione. Sotto ogni lapide si apre un portale ad arco acuto, il più prezioso dei quali, a destra, risale al XIV secolo.

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L’ingresso al santuario avviene attraverso il portale di destra e, come appena si varca l’uscio, si è subito proiettati in una incredibile ambientazione medioevale: una enorme scalinata (d’epoca angioina) scavata direttamente nella roccia scende precipitosamente verso il basso attraversando ambienti privi di luce, quasi bui, le cui pareti sono tutte affrescate con figure di Santi, mercanti e Cavalieri. Immagini, queste, che sono accompagnate da centinaia di frasi scritte in antichi linguaggi; remoti messaggi e citazioni (saluti, invocazioni, preghiere) che ripercorrono un excursus storico dall’alba del Cristianesimo all’epoca dei “lumi”, lettere e parole compiute affiancate spesso da incomprensibili incisioni raffiguranti le mani. monte sant'angelo santuario
Più giù, compare sulla sinistra, un baldacchino trilobate con colonnine tortili contenente la statua in marmo di una Madonna i cui occhi neri sono di una straordinaria espressività. La lunga gradinata (86 scalini) termina in un atrio, nella parte interna del Santuario: a sinistra vi è l’ingresso al Museo ed a destra si apre una piccola corte porticata sul cui ciglio scorre una loggetta; a destra ed a sinistra, antichi sarcofagi contenenti le spoglie mortali di nobiluomini e prelati. Di fronte si para una gradinata formata da sei scalini semicircolari che immettono a un grande portale marmoreo di fattura romanica con due enormi ante bronzee (realizzate a Costantinopoli nel 1076).

La grotta di San Michele Arcangelo

La parte più misteriosa del Santuario è sicuramente la grotta, dove la tradizione vuole sia apparso l’arcangelo Michele. All’interno della grotta, in cui è vietato fare foto e video per rispetto verso i pellegrini e i devoti che vi pregano, c’è una navata gotica divisa in tre campate e chiusa da una volta a crociera, con un altare di S. Francesco e una spelonca. A destra si trovano altari dedicati a S. Pietro e al Crocifisso, un trono regale scolpito nel marmo, diverse statue e bassorilievi protetti da teche trasparenti e un altare dedicato alla Madonna del Soccorso. C’è anche una piccola insenatura nella roccia chiamata il Pozzetto, nel cui interno si raccoglieva la “stilla”(il gocciolio d’acqua che scendeva dalla roccia) e il Sagrato con una cattedra episcopale, un presbiterio con l’altare dell’Arcangelo e una statua del Santo martire Sebastiano. Nel XVI secolo, l’arcivescovo Domenico Ginnasio ha fatto scavare il fondo della grotta naturale per creare un presbiterio più grande. Nel primo decennio del Seicento, ha recintato con lastre di rame una zona della grotta in forma d’altare. Nel 1507, sull’altare delle Impronte, è stata collocata una statua di San Michele Arcangelo, opera di alta qualità attribuita ad Andrea Contucci. La statua, scolpita in marmo bianco di Carrara, rappresenta San Michele come un guerriero che calpesta satana. La statua è conosciuta per la sua unicità nella storia della scultura e per l’espressione del sorriso sul volto di San Michele. La spada della statua viene portata in processione il 29 settembre.


Nonostante i secoli, l’atmosfera del luogo mantiene ancora la sua forza e la sua sacralità, riuscendo a toccare anche coloro che sono più scettici. La storia, la bellezza e la spiritualità di Monte Sant’Angelo hanno attirato molti pellegrini nel corso dei secoli. Anche oggi il Santuario di San Michele Arcangelo continua ad essere un luogo di grande importanza spirituale e culturale, un’esperienza unica da non perdere.

Cosa vedere a Monte Sant’Angelo

Il borgo di Monte Sant’Angelo, situato nella parte sud del Gargano, offre un’esperienza unica ai suoi visitatori. Oltre al famoso Santuario di San Michele Arcangelo e al quartiere medioevale Rione Junno, il centro storico del borgo è ricco di bellezze senza tempo.


Le chiese, come quelle del complesso monumentale di San Pietro, sono esempi di arte e architettura antica. Inoltre, il castello di Monte Sant’Angelo, il Castellum de Monte Gargano risalente al IX secolo, è un’altra attrazione da non perdere.

Durante la visita a questo borgo è impossibile non ammirare dall’alto il mare che bagna il golfo di Manfredonia, offrendo un panorama mozzafiato.

I dintorni di Monte Sant’Angelo, la Foresta Umbra, Bosco Quarto e l’Abbazia di Pulsano

Con un’escursione a Monte Sant’Angelo avrete modo di esplorare anche i dintorni di questo borgo, tra natura, panorami mozzafiati e colline terrazzate ricche di alberi di Ulivo. Situato a Nord-ovest di Monte Sant’Angelo, tra il borgo di San Michele e San Giovanni Rotondo, Bosco Quarto costituisce, insieme alla vicina Foresta Umbra, costituisce il polmone verde del Gargano. Questi boschi offrono ai visitatori paesaggi naturali spettacolari, un tempo attraversato da pastori, viandanti e pellegrini. In passato Bosco Quarto era conosciuto come il Bosco di Manfredonia, ma successivamente è stato chiamato con il nome attuale a seguito della suddivisione territoriale dei boschi. La Foresta Umbra, che si trova nell’area più a Nord, è l’altro sito Unesco di cui può fregiarsi Monte Sant’Angelo.
A circa 10 km a sud ovest da Monte Sant’Angelo c’è l’abbazia di Santa Maria Pulsano, un complesso monastico del VI secolo, con i caratteristici eremi scavati nella roccia, da cui si può godere di un incredibile panorama sul golfo di Manfredonia.

 

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