Il Faro di Vieste, ammirabile da gran parte della città, sorge sull’isolotto di Santa Eufemia (o più precisamente Santa Eugenia), situato tra punta Santa Croce e punta San Francesco, a chiudure la baia di Marina Piccola.
La sua posizione risulta strategica per le rotte di navigazione tra il medio e basso Adriatico. È stato progettato nel 1867 e la torre su cui trova sistemazione la lanterna è situata sulla vecchia abitazione del fanalista, che oggi, grazie all’automazione completa è disabitata. Sopra la torre del faro si può ammirare una spettacolare lanterna d’ottone, che ogni giorno all’imbrunire si accende e con i suoi fasci di luce illumina la cittadina di Vieste. Il faro è completamente controllato e gestito dal Comando di Zona Fari della Marina Militare con sede in Venezia .
La grotta Santuario di Venere Sosandra
Sull’isolotto del faro di Vieste è presente una grotta, studiata dal 1987: al suo interno sono state trovate sulle pareti almeno 200 iscrizioni votive in greco e latino fatte dai marinai di passaggio dall’isola, di cui alcune in onore di Venere Sosandra (dea del mare e salvatrice di uomini) databili dal III secolo a.C. alla tarda età romana.
Queste iscrizioni, oggetto di studi ancora oggi, dimostrano come Vieste sia identificabile come l’antica Uria Garganica (Ύρια in greco antico, Hyrium in latino), un’antica città del Gargano menzionata da alcuni autori antichi come Strabone, Tolomeo e Plinio il Vecchio, dove Catullo attesta che fosse molto diffuso il culto della Venere Sosandra.
Questo culto di origine Ateniese importato, probabilmente, da una colonia proveniente da Cnido (Turchia) che colonizzò Corcyra Melaina (Curzola) nella seconda metà del VI sec. a.C., che insieme a Faros (Hvar) e Issa (Vis) erano i fari della civiltà greca sul litorale Adriatico dell’est, grazie alle fiorenti rotte marittime e commerciali tra Vieste e queste zone.
La vocazione marinara del borgo ha contribuito alla naturale diffusione del culto di questa divinità salvifica protettrice di marinai e pescatori. Nei secoli successivi la grotta, da luogo sacro in onore di una divinità pagana fu trasformata per il culto cattolico, come testimoniano le iscrizioni di età medievale, ricche di simboli cristiani.
Il culto della Venere Sosandra ha molti punti in comune con il culto della cattolica Maria Stella Maris, protettrice dei naviganti. Durante le celebrazioni della Madonna del Mare che si tengono ad inizio settembre, la statua di Stella Maris parte dal vicino porto per raggiungere l’isolotto del faro di Vieste con una singolare processione in mare che coinvolge molte barche.
Nell’antichità marinai durante la navigazione adriatica sostavano a Vieste per rifocillarsi di acqua e viveri ed esprimere la loro devozione alla divinità salvifica, che aveva sull’isolotto il luogo di culto.
Nella stessa grotta vi sono numerose altre iscrizioni di epoca più recente che hanno purtroppo quelle più recenti hanno cancellato quelle più antiche e importanti. La maggior parte di queste scritte risalgono al medioevo. Una di queste risale al 1002 d.c. quando la flotta armata veneziana condotta dal doge Pietro Orsoleo II sostò nel porto di Vieste durante il suo viaggio per soccorrere la città di Bari assediata dai saraceni
In quella occasione nella grotta del faro fu incisa la seguente iscrizione:
IN N DNI DEI ED SALVATORIS NRI IH XPI ANNO AB INCARNA CIONIS EIUS MIL: MENS: SEPTI: DIE III INDICO’: I. INTROVIT IN ISTO PORTO DOM METRO DUX VENETIQUOR.ED DALMATIANOR CULO NAVES C. PREPARATUS AD BELLUNO CONTRA SARRACENOS QUI SEDEBANT SUPRA VARES, ED PUGNVIT CU IL. AL II OCCIDERUNT ALII IN FUGAM MISER.
( Nel nome del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, nell’anno 1003 dalla sua incarnazione , nel mese di settembre, nel giorno terzo, della prima indizione, il signor Pietro, comandante delle venezie e delle Dalmazie entrò in questo porto con cento navi per combattere contro i Saraceni che assediavano Bari. Molti ne uccise e molti altri ne mise in fuga.)
L’uso di scrivere sulle pareti della grotta dell’isolotto si è protratta fino all’epoca recente, come dimostrano le iscrizioni fatte dai guardiani del faro di Vieste che usavano questa grotta come magazzino.
Dal 2023 l’isolotto del faro è stato sede di scavi e studi archeologici da parte delle delle Università di Bari e di Foggia, come testimonia questo interessante video di di Lorenzo Scaraggi e Gianfranco Maiullari.
Cliccando su play autorizzi all’uso dei cookie da parte di youtube.com
Gli scavi stanno portando alla luce nuove iscrizioni e ambienti che l’uomo e il tempo avevano nascosto. Ritrovamenti di sepolture tardo antiche, resti di animali da allevamento, di un’antica sorgente di acqua dolce e di una piccola cava di blocchi di pietra ad uso edile lasciano immaginare la presenza di un piccolo insediamento umano sull’isolotto fin da tempi antichissimi.
Il nome dell’isolotto del Faro di Vieste
Michele Delli Santi fa notare che l’isolotto del faro è appellato dal geografo Willem Blaeu nel 1630 “S. Egenia” (Santa Eugenia), così pure in tutte le carte geografiche e mappe nautiche fino a metà ottocento riportano tutte il nome Santa Eugenia o Santa Egenia. Il nome ha origine greca, essendola forma femminile del nome Eugenio, che deriva dal greco ευγενης (eugenes), composto da ευ (eu, “bene”) e γενης (genes, “nato) ‘ben nato’. Probabilmente furono i greci provenienti dall’Arcadia (Peloponneso) a chiamarla per primi con questo nome, quando i coloni greci si spostarono sul Gargano, unendosi alla popolazione locale fondarono la città di Uria Garganica.